giovedì 5 gennaio 2017

Diabulimia, quando il diabete incontra i disturbi alimentari

Chi soffre di questo disturbo evita o diminuisce l'insulina per dimagrire. Questo atteggiamento può avere delle conseguenze gravissime.
Il trattamento con insulina può portare ad un aumento di peso, il quale potrebbe generare una insoddisfazione nella percezione che la persona ha di se stessa. Questi cambiamenti corporei sono vissuti in maniera più intensa durante l’adolescenza, pertanto è maggiore il rischio di riduzione di insulina senza consultare il medico per gli individui in questa fascia d’età. Se non trattata adeguatamente questa condotta può cronicizzarsi e portare a conseguenze molto gravi.

COME SI DIMAGRISCE CON LA DIABULIMIA?

mercoledì 6 luglio 2016

Scopriamo insieme i grassi!

I lipidi, detti comunemente grassi, sono indispensabili per la sopravvivenza e per il mantenimento di un buono stato di salute. Possono essere di origine animale (carne, latticini, uova) e di origine vegetale (oli, margarine).
Costituiscono la più grande fonte energetica alimentare, apportano infatti 9 kcal/g. Sono formati da carbonio, idrogeno e ossigeno (come i carboidrati) ma il rapporto tra idrogeno e ossigeno è molto più alto. Questa caratteristica li rende più energetici dei glucidi ma ne riduce il rendimento energetico a parità di ossigeno consumato.
I lipidi sono presenti nell’organismo in varie forme: i fosfolipidi, i glicolipidi, i trigliceridi, le lipoproteine; ricoprono numerosissime funzioni in quanto non solo sono una fonte concentrata di energia ma veicolano le vitamine liposolubiliapportano gli acidi grassi essenzialirendono i cibi più appetibili (il sapore degli alimenti è legato alla presenza dei grassi, per questo motivo una dieta povera di lipidi è generalmente difficile da seguire)agiscono sulla sazietà a lungo termine ritardando l'insorgenza della fame e, non di minore importanza, sono la materia prima per la formazione delle membrane cellulari.
In circa il 90-98% dei casi, i lipidi introdotti con l'alimentazione sono rappresentati dai trigliceridi, formati dall'unione di una molecola di glicerolo con tre acidi grassi. Questi ultimi si differenziano in saturi ed insaturi, in base alla presenza o meno di doppi legami.
Gli acidi grassi saturi non hanno doppi legami nella catena carboniosa, alcuni esempi possono essere l’acido caprilico, l’acido palmitico e l’acido stearico, contenuti rispettivamente nelle noci di cocco come nel latte materno, nell’ olio di palma e nel lardo.  
Gli acidi grassi insaturi hanno uno o più doppi legami nella catena carboniosa; a loro volta gli acidi grassi insaturi vengono suddivisi in acidi grassi monoinsaturi se è presente un solo doppio legame, come l’acido oleico contenuto nell’olio d’oliva, e acidi grassi polinsaturi (PUFA) quando sono presenti due o più doppi legami nella catena carboniosa, come per esempio l’acido linoleico e linolenico contenuti in semi, noci e altri cibi vegetali, l’acido arachidonico (AA) e docosaesaenoico (DHA), contenuti in cibi animali.

Per fare un po’ di chiarezza possiamo classificare i grassi, da un punto di vista salutare, in questo modo:

grassi da evitare/moderare

  • grassi idrogenati: sono grassi che vengono prodotti industrialmente attraverso l’idrogenazione, un processo in cui l’idrogeno viene aggiunto a un olio vegetale rendendolo saturo, ottenendo un prodotto con caratteristiche chimico-fisiche utili a livello industriale. I vantaggi dell’uso di questi grassi sono la solidità, una conservabilità più lunga (si pensi alla lunga scadenza dei prodotti da forno), un minor costo da sostenere. Un esempio è la margarina, che viene utilizzata in sostituzione del burro;
  • acidi grassi saturi: contenuti maggiormente in carni rosse, latte e derivati.
Queste categorie di grassi sono sconsigliate poiché gli elementi sono legati da un legame semplice quindi vanno incontro a una più facile ossidazione. Una dieta con un eccesso di grassi prevalentemente saturi può determinare un’infiammazione bassa e costante che, a lungo andare, si traduce in quadri patologici come malattie cardiovascolari, dislipidemie, sindrome metabolica, insulino-resistenza, diabete.

grassi consigliati

  • grassi monoinsaturi: questi grassi si trovano soprattutto nell’olio di oliva ma anche nelle mandorle, nelle noci brasiliane, negli anacardi, nell’avocado e in alcuni semi (sesamo). Questa categoria ha effetti metabolici salutari, come l’abbassamento del colesterolo e della glicemia.
  • acidi grassi polinsaturi omega-6: tra questi abbiamo l’acido linoleico (contenuto nei semi, noci, cereali e legumi) e acido arachidonico (contenuto in alimenti di origine animale). Questi acidi partecipano alla formazione di sostante simili ad ormoni chiamate eicosanoidiGli eicosanoidi ottenuti dagli omega-6 hanno la capacità di aumentare la pressione sanguigna, le reazioni infiammatorie, l’aggregazione piastrinica, la trombogenesi, il vasospasmo, le reazioni allergiche e la proliferazione cellulare.
  • acidi grassi polinsaturi omega-3: sono l’acido alfa-linolenico (ALA), l’acido eicosapentaenoico (EPA) e il docosaesaenoico (DHA). Anche questi acidi grassi partecipano alla formazione degli eicosanoidi, ma a differenza di quelli ottenuti dagli acidi ω-6, gli eicosanoidi derivanti dagli ω-3 hanno funzioni antinfiammatorie.  Da questo ne deriva l’importanza di equilibrare l’alimentazione allo scopo di avere un rapporto di ω-6: ω-3 pari a 4:1.

Quanti grassi bisogna assumere nella propria alimentazione?
Il fabbisogno lipidico umano giornaliero, in regimi alimentari normali, dovrebbe costituire il 30% dell’apporto calorico nell’infanzia e adolescenza e il 25% nell’età adulta.
All’interno di questa percentuale gli acidi grassi saturi non dovrebbero superare il 10% delle calorie totali, relativamente agli acidi grassi insaturi, i monoinsaturi dovrebbero costituire circa il 12-15% e i polinsaturi circa il 7-10%. Più precisamente l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) suggerisce che il rapporto PUFA/saturi deve essere pari al 1,5; il fabbisogno per gli omega-6 è stimato intorno a 1,5 g/dì mentre per gli omega-3 circa 0,5 g/dì.

La dieta chetogenica: un danno per l’organismo?
La dieta chetogenica si basa su un'alimentazione ricca di proteine e lipidi e di una drastica riduzione di carboidrati; in questo modo, quando i livelli di glucosio si abbassano oltre i limiti raccomandati, il corpo sarà costretto ad prendere energia da altri substrati, quali proteine e lipidi. Si percepisce, quindi, come lo scopo di questa dieta sia quello di ottenere un considerevole calo ponderale in breve tempo, riguardante prevalentemente la massa grassa e lasciando inalterata la massa magra. Questi risultati molto spesso sono fuorvianti poiché si trascura il fatto che un regime dietetico di questo genere porta a delle conseguenze.
Il nostro organismo necessita di glucosio e qualora ne venisse a mancare, mette in atto dei processi biochimici laboriosi e dispendiosi di energia che gli permettono di ottenere glucosio a partire da altre fonti. La gluconeogesi, ad esempio, è un processo che porta alla formazione di glucosio a partire da alcuni aminoacidi. Questo processo, che assicura un apporto costante di energia anche in condizioni di carenza di glucosio, costringe fegato e reni a lavorare di più per eliminare l'azoto, il prodotto di scarto del catabolismo proteico, e a lungo andare può determinare uricemia. In ogni caso, tutto questo lavoro aumenta la quantità di calorie bruciate (effetto termogenetico), stimola la secrezione di ormoni e la produzione di metaboliti che favoriscono lo smaltimento del grasso e sopprimono l'appetito.
Così come per le proteine, anche i grassi vengono utilizzati come fonte di energia. Ciò che si ottiene però è anche la formazione dei corpi chetonici: acetone, acetoacetato e 3-idrossibutirrato. Questi composti si formano a partire da due molecole di acetil-CoA poiché, in mancanza di glucosio, la glicolisi (cioè il normale processo di produzione dell’energia) non può avvenire. Di conseguenza l’organismo mette in atto il catabolismo lipidico che porta sì alla produzione di energia, ma determina anche un accumulo di Acetil-CoA.
I corpi chetonici vengono prodotti normalmente in quantità minime che sono facilmente smaltibili dall'organismo (in particolare dal rene e dai polmoni). Ma, se la produzione di corpi chetonici diviene molto elevata il loro accumulo nel sangue, definito chetosi, abbassa il pH ematico con conseguente acidosi metabolica (tipica, ad esempio, nei pazienti diabetici non trattati). In casi estremi l'acidosi può portare al coma e persino alla morte. I problemi sono inoltre aggravati se il soggetto svolge un'attività sportiva intensa, che aumenta le richieste e l'ossidazione di glucosio da parte dell'organismo. Proprio per questi motivi, la dieta chetogenica è sconsigliabile a lungo termine. C’è anche da aggiungere che questo tipo di dieta è difficile da sostenere, basta uscire di poco dagli schemi per rendere vani tutti gli sforzi.

A mio parere, uno schema così restrittivo che, in fin dei conti, non educa ad un corretto stile alimentare, non è la migliore strada da perseguire. Invece, una buona ed equilibrata alimentazione, facendo attenzione alla quantità dei macronutrienti e alla qualità nutrizionale è il miglior modo per mantenersi in salute e prevenire numerosi scompensi o patologie. Con l’aiuto di un coach nutrizionale si può raggiungere l’equilibrio facilmente, senza faticose restrizioni caloriche o di nutrienti.

martedì 26 gennaio 2016

Amare se stessi, la scienza ci spiega come fare


Amare se stessi  è un'azione che dovremmo compiere giornalmente, ma poche volte la portiamo a termine.

Amiamo il nostro partner, i nostri genitori, gli amici, ma se dovessi essere sincero.... ami te stesso?
  

giovedì 1 ottobre 2015

NutriMe

NutriMe è un applicazione per smartphone che migliora la nostra alimentazione grazie al supporto quotidiano di un coach nutrizionale esperto e Una vera e propria educazione alimentare “tascabile” gestibile facilmente dal proprio telefonino. Non ti verrà assegnata alcuna dieta da seguire, tutto quello che dovrai fare sarà scattare una foto del tuo piatto a ogni pasto principale (colazione, pranzo e cena) aggiungendo una breve descrizione degli ingredienti, e poi postarla al tuo coach tramite l’app. L’esperto del settore della nutrizione, il tuo coach nutrizionale, visualizzerà il piatto e ti invierà ogni giorno dei suggerimenti evidenziando le scelte giuste e quelle sbagliate con un unico obiettivo principale: la salute.
Tutti, oggi, siamo consapevoli dell’importanza di una giusta alimentazione per migliorare la qualità della vita di ciascuno di noi, ma non tutti sanno come iniziare nel modo giusto. NutriMe ti permette di imparare le regole basilari per iniziare a migliorare il proprio stato di salute proprio grazie ai numerosi esperti della nutrizione con cui collabora. Grazie a loro è possibile scoprire i falsi miti che oggi gravitano intorno al cibo, riscoprire il gusto dello stare a tavola, perdere il peso in eccesso con dei piccoli accorgimenti quotidiani che aiutano ognuno di noi a stare bene senza perdere il piacere di un sano pasto con gli amici o in famiglia.  Ma non solo, perché con NutriMe è possibile anche raggiungere degli obiettivi ben mirati: aumentare la performance sportiva, la massa muscolare, diventare vegetariano. Tutto grazie all’aiuto di un coach nutrizionale esperto e qualificato, il solo che può indirizzarti verso un giusto equilibrio nutrizionale.
Questa è la grande differenza di NutriMe rispetto a tutte le altre app: non è un diario alimentare, non è una dieta scritta su un giornale; è un filo diretto con veri coach nutrizionali competenti su tutto ciò che bisogna sapere del cibo e dell’effetto che quest’ultimo ha nell’organismo; la professionalità di coloro che sanno quello che fanno e sanno indicarti bene verso una sana qualità della vita. Questo è NutriMe.
Non ti affidare alla prima app che trovi, affidati a NutriMe.
Mi potete trovare come coach nutrizionale utilizzando il codice GIOLUC39.

lunedì 21 settembre 2015

8 consigli per tornare in forma dopo le vacanze

Per la maggior parte delle persone tornare ad allenarsi dopo le vacanze è di solito difficile. Il corpo deve ritornare ad adattarsi alla routine, ma anche la mente deve farlo. La motivazione che avevamo prima dell’estate, ora è diventata pigrizia.

Per far si che il ritorno in palestra sia un successo basta seguire i seguenti consigli:

mercoledì 22 luglio 2015

Proteine e muscoli: una stretta relazione.

Una delle classi dei macronutrienti è rappresentata dalle proteine. Queste hanno molteplici funzioni quali funzioni catalitiche (enzimi), difensive (anticorpi) e di regolazione (ormoni), ma hanno anche l’importante ruolo di ricostituzione dei diversi organi e tessuti, tra cui il muscolo.  
I muscoli sono certamente la parte principale dell’atleta biomeccanico; essi hanno il compito di convertire l’energia chimica interna, sotto forma di ATP, in lavoro esterno nel tempo (potenza) attraverso la forza. La contrazione muscolare, quindi, si basa sulla struttura del sarcomero, in cui i filamenti di actina e di miosina s’intercalano e scivolano gli uni sugli altri. Nell’esercizio fisico, quando il muscolo si contrae e decontrae continuamente in relazione a determinati carichi o sforzi, la struttura delle fibre muscolari va incontro a delle micro rotture e proprio la riparazione di queste fibre da parte delle proteine, nei successivi periodi di riposo, va a determinare un miglioramento della struttura, in termini di aumento della massa e della potenza.

A ciascuno il proprio ruolo: le proteine come mattoni, i carboidrati come benzina.

venerdì 10 luglio 2015

TIELLA DI PEPERONI, PATATE E CIPOLLE ROSSE

I peperoni rossi o verdi sono un’eccellente fonte di vitamina A e C e una buona fonte di potassio, magnesio e fosforo. Contengono vitamina B6 e acido folico. Che siano cotti o crudi, il loro valore nutritivo è simile. A parità di peso, contengono più vitamina C delle arance.

Il Beta-carotene contenuto viene meglio assorbito in  un piatto ricco di lipidi: aggiungere un cucchiaino di olio extravergine di oliva in cottura può quindi migliorare la disponibilità di questo prezioso nutriente per l’organismo grazie alle sue proprietà antiossidanti. I peperoni hanno, in ogni caso, numerose proprietà officinali; in particolare sono considerati diuretici, stimolanti, digestivi e antisettici. Per alcuni sono di difficile digestione, ma questo inconveniente scompare o si riduce se si elimina la pelle.