Chi
soffre di questo disturbo evita o diminuisce l'insulina per dimagrire. Questo
atteggiamento può avere delle conseguenze gravissime.
Il
trattamento con insulina può portare ad un aumento di peso, il quale potrebbe
generare una insoddisfazione nella percezione che la persona ha di se stessa.
Questi cambiamenti corporei sono vissuti in maniera più intensa durante
l’adolescenza, pertanto è maggiore il rischio di riduzione di insulina senza
consultare il medico per gli individui in questa fascia d’età. Se non trattata
adeguatamente questa condotta può cronicizzarsi e portare a conseguenze molto
gravi.
COME
SI DIMAGRISCE CON LA DIABULIMIA?
Quando
la persona con diabete di tipo 1 si somministra l’insulina in maniera adeguata,
il glucosio ottenuto dagli alimenti può entrare nei tessuti del corpo ed essere
utilizzato come fonte di energia o di riserva. Senza l’insulina necessaria, il
glucosio si accumula nel sangue e viene eliminato attraverso l’urina, il
risultato, tra gli altri, è la perdita di peso.
CHE
RISCHI CORRE LA PERSONA CON DIABULIMIA?
L’associazione
di diabete e disturbi alimentari incrementa fino a 3 volte le complicazioni
associate al diabete: infezioni, danni renali, retinopatie, neuropatie, piede
diabetico. Questo deterioramento dell’organismo relativo allo scarso apporto
glicemico, viene accompagnato da danni causati dal disturbo alimentare:
amenorrea, ritardo nello sviluppo, problemi gastrici, dentali, della pelle,
ecc..
Aumenta
inoltre il rischio di morte.
COME
RICONOSCERLA
Nella
maggior parte dei casi le persone con diabulimia non manifestano condotte come
la restrizione alimentare, vomito o esercizio fisico eccessivo, tipiche dei
disturbi alimentari. Pertanto il disturbo può passare inosservato per lungo
tempo. Inoltre il paziente di solito non è cosciente del proprio problema e la
famiglia o i medici potrebbero interpretare i sintomi come quelli di un
paziente diabetico che non segue bene le indicazioni mediche, quindi potrebbero
non tener conto del problema psicologico di base.
Per
tali motivi è opportuno che le persone vicine al paziente conoscano i segnali
di tale disturbo. Chiaramente questi possono variare da persona a persona, però
alcune caratteristiche chiave sono:
- · emoglobina glicosilata considerevolmente alta,
- · ospedalizzazioni frequenti a causa di chetoacidosi diabetica,
- · mestruazioni irregolari o assenti
- · inspiegabili fluttuazioni di peso
- · preoccupazione eccessiva per il peso e insoddisfazione per l’immagine corporea
- · modelli alimentari irregolari. Potrebbero saltare pasti, eliminare dolci per perdere peso. Queste restrizioni potrebbero essere seguite da abbuffate che generano sentimenti di colpa. Per compensare l’aumento di peso possono tornare a limitare l’introito calorico o a non somministrarsi l’insulina. Il circolo vizioso si ripete.
- · Evitano di somministrarsi l’insulina di fronte agli altri
- · Mancanza di consapevolezza del problema
- · Incostanza negli appuntamenti con il medico
COME
AIUTARE
Il
primo passo per affrontare il problema è identificarlo come tale. È importante
non giudicare la persona e farle capire che ci sono altre soluzioni al suo
problema. Non si devono utilizzare le complicazioni a medio e lungo termine per
mettere paura. La maggior parte degli adolescenti e dei giovani adulti non
immaginano che possa succedere a loro, lo vedono come troppo lontano. La loro
ossessione di perdere peso è più forte dell’idea di evitare problemi futuri.
È
opportuno quindi che la persona possa essere seguita da un punto di vista
psicologico e medico.
il diabete secondo alcuni studi può essere causato dai vaccini , di cui adesso il nuovo governo vuole aumentare l'obbligo (vedi DDL 770 in discussione al senato (http://www.senato.it/leg/18/BGT/Schede/Ddliter/testi/50461_testi.htm ).
RispondiEliminaL’articolo Vaccinations may induce diabetes-related autoantibodies in one-year-old children[1] per esempio, mostra che le vaccinazioni possono indurre auto-anticorpi correlati al diabete nei bambini di un anno, predisponendoli allo sviluppo del diabete di tipo 1, una malattia che non si può certo considerare né lieve né temporanea.
[1] Pubblicato su Annals of the New York Academy of Science 2003 Nov;1005:404-8, autori Wahlberg J, Fredriksson J, Vaarala O, Ludvigsson J; Abis Study Group; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14679101.